La nostra replica ai commenti sul Ragusa Pride 2020

In questi giorni è interessante leggere i tanti commenti e interventi di tutti coloro che parlano del Ragusa Pride 2020 e i pochissimi quesiti indirizzati al Ragusa Pride direttamente.
È la sottile differenza che passa tra parlare con qualcuno e parlare di qualcuno.
E così, abbiamo deciso di raccontare che Pride abbiamo in mente.

Siamo un gruppo di associazioni che lavorano sul territorio ibleo. Abbiamo finalità diverse e obiettivi diversi, ma siamo accomunate dalla lotta alle discriminazioni e siamo tutte favorevoli a promuovere inclusione, parità, dignità.
La nostra prima sfida è stata quella di riuscire a creare un gruppo di lavoro così eterogeneo che, proprio per le diversità dei suoi partecipanti, è creativo e coeso.
Le diversità arricchiscono.


L’altra sfida è stata quella di ottenere la condivisione del progetto da parte dell’Amministrazione Comunale, perché vogliamo che il Ragusa Pride sia un evento aperto a tutti, alla società civile, a chi sostiene le persone LGBTQI e a chi le contrasta. E vogliamo creare occasioni di conoscenza e informazione, dialogo e confronto.
Per questo avremo la parata finale, il corteo, la festa.


Ma avremo anche tanti momenti di divulgazione e di informazione su tantissimi temi: parità di genere, migranti, omosessualità e fede, violenza sulle donne, lavoro e discriminazioni e certamente sui diritti LGBTQI. Perché non ci sono minoranze più minoranze di altre, perché riteniamo che finché una categoria sociale è definita minoranza le cittadine e i cittadini di quel Paese non sono tutte e tutti uguali.
E avremo musica, spettacoli, cene sociali. Avremo una città aperta al confronto ed estenderemo questo dialogo anche ad altri Comuni della Provincia.


Inclusione, diritti, dignità, informazione. Questo è il Ragusa Pride che abbiamo in mente. Questo pensiero non contempla sentimenti di odio, pregiudizi “al contrario”, manipolazioni pretestuose, provocazioni.
Questo è quello che abbiamo condiviso con l’Amministrazione Comunale.
E a fine giugno nessuno avrà la cravatta. Farà troppo caldo.

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